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Castello di Cirò
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 Castello di Cirò


Nella parte più alta del borgo di Cirò (Ypsicron, dal greco “luogo alto”), tra le sue ricchezze e bellezza, si erge il Castello, risalente ai secoli XIV-XIV, un’imponente e massiccia struttura fortificata che occupa un posto strategico, con il suo impianto a forma trapezoidale, con le torri poste ai quattro vertici aventi caratteristiche differenti; due cilindriche, una esagonale e un bastione pentagonale merlato. Salendo una larga rampa, si accede tramite un androne voltato a botte al cortile, attorno al quale si affacciano al piano terra magazzini e stalle, al piano primo le residenze con annesse stanze per la servitù: al piano interrato si sviluppano i sotterranei di cui la tradizione popolare riferisce di labirinti, prigioni, trabocchetti e di un passaggio nel sottosuolo che giungerebbe al mare.

 

Di tre o quattro decenni successivi, con molta probabilità, è la pavimentazione del cortile che presenta elementi matematico-astronomici nell’orditura geometrica del disegno: la composizione risulta unica rispetto a molti altri esempi coevi di lastricati aventi la stessa tecnica costruttiva e presenti in molti centri vicino Cirò che si basano però su precise simmetrie, su giochi semplici di linee e cerchi. La pavimentazione del cortile del maniero cirotano risulta formata da ciottoli raffiguranti un disegno abbastanza complesso, costituito da una stella centrale a nove punte ripetuta concentricamente ed inscritta in un cerchio. Il secondo anello inscrive una stella irregolare che riconnette l’ennagono con la maglia generale e due assi ortogonali si intersecano idealmente al centro della stella. Queste considerazioni fanno pensare che l’orditura del lastricato sia stata opera di un erudito, attribuendola al matematico ed astronomo Luigi Lilio, originario proprio di Cirò. Il feudo di Cirò faceva parte dei territori della Contea di Santa Severina, appartenuta prima ai Ruffo poi venduta, nel 1496 ad Andrea Carafa, che pensò di cingere l’abitato di forti mura e baluardi e di completare i lavori iniziati dal precedente feudatario: aveva intenzione di rafforzare i sistemi difensivi e avere una fortezza in cui trincerarsi in occasione delle frequenti guerre fra Feudatari e Re per difendersi dagli attacchi esterni.

Fu dunque proprio questa famiglia ad avviare alcuni lavori di restauro che conferirono alla struttura tratti tipicamente Aragonesi come si evince dal baluardo pentagonale sull'angolo nord est, testimonianza del mutato sistema difensivo ed i bastioni della cinta muraria che, proprio in questo periodo fu ampliata, in aggiunta alle già esistenti torri circolari di epoca angioina. Ma l'impianto del Castello è sicuramente più antico, probabilmente risalente all'epoca normanna, come attesterebbe la torre quadrangolare posta all'angolo nord del lato ovest, probabilmente scarpata in epoca successiva. Fra le importanti modifiche che trasformarono il Castello in questi anni, vi è la ricostruzione del corpo di fabbrica prospiciente la piazza principale, precedentemente crollato, probabilmente più alto di quello originario dove fu necessaria una rampa di scala aggiuntiva per raggiungere l’androne più alto e più ampio.

L’edificio ha visto nel tempo diversi interventi di restauro: nel Settecento fu aggiunto un corpo a due livelli tra il bastione e il corpo ad est; nel 1842 fu consolidato il lato ovest; nel 1923 furono rifatti gli interni.

Dopo il succedersi di diversi proprietari, Ruffo (1328-1465), Carafa (1496-1526), Abenante (1543-1568) e Spinelli (1569-1806), nel 1850 circa il Castello fu acquistato dalla famiglia Giglio, trasformandolo in "palazzo" e fu abitato fino alla metà degli anni ‘50, operando una ulteriore ristrutturazione comprendente: il consolidamento del corpo ovest, aggiungendo delle arcate prospicienti la pizza principale del paese, un contrafforte sul lato sud, alcuni tramezzi interni formati da mattoni disposti coltello, delle porte imitanti le preesistenti.

A maggio del 2017, dopo varie vicissitudini e proprietari , si chiuse il cerchio simbolico di una parabola storica importante per la comunità e il territorio con l’acquisizione al patrimonio comunale del Castello che ospitò personaggi illustri quali Casoppero, Re Carlo III Di Borbone e Luigi Lilio; la sua destinazione futura, dopo il recupero e il restauro, dovrebbe essere quella di istituzione dell’Enoteca Regionale, luogo più che adatto in Calabria, considerando che a Cirò e dintorni ci sono tra le migliori cantine d’Italia.